Visitare Napoli significa entrare in contatto con la tradizione e il folklore tipico di questa città che farà innamorare chiunque decida di passeggiare per le sue strade.
All’interno del vostro itinerario di viaggio non potrà assolutamente mancare la visita del centro storico, fulcro di tutta la storia che ruota attorno alla città partenopea, testimoniata dall’imponente Duomo di Napoli, il cui nome ufficiale è Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta.
Vediamo, dunque, quali sono le curiosità e le opere e tombe illustri di questa maestosa chiesa, da anni meta indiscussa di migliaia di fedeli e tappa obbligata per i pellegrinaggi sul suolo campano.
Storia del Duomo di Napoli
Le origini del Duomo di Napoli vanno fatte risalire al lontano 1300, ovvero nel periodo in cui Carlo I D’Angiò fece il suo ingresso trionfale a Napoli in qualità di sovrano e determinò l’inizio delle grandi opere edilizie su suolo partenopeo.
Fu in questo periodo, infatti, che a Napoli furono edificati alcuni dei suoi monumenti più celebri, come il Maschio Angioino, la chiesa di Santa Chiara e il Duomo.
Quest’ultimo, in particolare, è stato oggetto negli anni di diversi interventi di restauro di stampo rinascimentale e barocco, anche a seguito dei due potenti terremoti registrati a Napoli nel ‘300 e ‘500 che ne compromisero la stabilità.
Gli interni del Duomo di Napoli
Entrare nel Duomo di Napoli significa essere immediatamente testimoni dell’immenso patrimonio architettonico e culturale presente nella chiesa; un ambiente avvolto e circondato quasi completamente da marmo, con una croce latina a tre navate che rievoca il simbolo della croce di Gesù.
Le navate sono impreziosite dalle antiche opere di Luca Giordano, la più importante delle quali rappresenta proprio i Santi Patroni di Napoli.
Visitando gli interni si può scoprire l’accesso alla vecchia Basilica Paleocristiana di Santa Restituta, nonché quello che conduce alla Cappella del Tesoro di San Gennaro al cui interno sono conservate le reliquie e il sangue del Santo.
Questa cappella fu fatta erigere proprio come forma di ringraziamento per San Gennaro i cui miracoli hanno permesso di liberare Napoli dalla guerra franco-spagnola, dall’epidemia di colera che attraversò la città nel 1600 e dalla violenta eruzione del Vesuvio.
Fu l’architetto Tommaso Malvisto a essere incaricato del restauro della cappella, che ad oggi presenta una cripta interamente rifinita in marmo, al cui interno si può ammirare anche il meraviglioso affresco della cupola, creato da Giovanni Lanfranco e che rappresenta il “Paradiso“.
All’interno della Cattedrale è possibile visitare le tombe di San Gennaro, Carlo I d’Angiò, Carlo Martello d’Angiò, Clemenza d’Asburgo e altri illustri personaggi che hanno segnato significativamente la storia e la cultura di Napoli.
Curiosità nella Cattedrale di Santa Maria Assunta
Subito percepirete il ruolo cardine che ha rivestito San Gennaro nella storia di Napoli e del Duomo: tre volte l’anno, infatti, in questa chiesa il Santo continua a mostrare la sua vicinanza al popolo partenopeo, compiendo il cosiddetto Miracolo del sangue di San Gennaro, precisamente il 19 settembre, il 16 dicembre e la prima domenica di Maggio.
In queste date il sangue del Santo Patrono di Napoli viene esposto davanti a una folla acclamante di fedeli, tutti riuniti nella speranza che il sangue si sciolga e che quindi il miracolo si presenti.
Durante il rito, il Cardinale espone l’ampolla nel momento in cui avviene il miracolo, mostrando ai fedeli il sangue sciolto, sventolando un fazzoletto che simboleggia l’avvenuta profezia.
Questo momento è preceduto dai canti tradizionali effettuati dalle cosiddette “parenti“, ovvero da quelle donne anziane che discendono dal Santo Patrono.
Nell’attesa che il miracolo si compia, si sentirà spesso intonare una frase diventata molto famosa e popolare tra la gente di Napoli ovvero “San Gennaro pensaci tu“, che ormai è diventata parte integrante del gergo e delle esclamazioni dei fedeli napoletani, specie quando si trovano in momenti di difficoltà, rimettendosi alla grazia di San Gennaro.
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