Ogni viaggio è unico e irripetibile, ed ogni viaggio ha una sua forma: in gruppo, in solitaria, culinario, culturale, religioso. Alcuni viaggi, poi, possono racchiudere in sé tutte queste caratteristiche allo stesso tempo.
Noi di viaggi-religiosi.it siamo specializzati in itinerari religiosi che vi porteranno alla scoperta dei luoghi e dei monumenti di fede più importanti in Italia. Le esperienze spirituali che vi proponiamo sono consigliate a tutti, visitatori religiosi e non, poiché inglobano anche arte, storia, natura e folklore. Vi presentiamo, dunque, la visita al suggestivo cimitero delle fontanelle di Napoli, luogo ricco di mistero che giace proprio al di sotto delle gremite vie cittadine.
Un ossario come nessun altro
La maggior parte delle persone non entrerebbe in un’oscura grotta sotterranea ricolma di scheletri umani e ossa. Tuttavia l’iconografia del teschio, divenuto simbolo di feticismo napoletano, rende una visita guidata al Cimitero delle Fontanelle un peculiare antidoto calmante e riflessivo alla frenetica vita di strada. Vi condurremo al vasto cimitero, ricavato tra le profondità della morbida roccia di tufo vulcanico, che si intreccia con tradizioni religiose, folklore e rituale pagano, indice dei numerosi strati della storia della città. Vi racconteremo di come l’ex cava, da cui veniva estratto il tufo per la costruzione di case e strade, divenne un luogo di sepoltura improvvisato nel 1656 quando la città di Napoli e le campagne circostanti furono colpite dalla peste che uccise quasi la metà della popolazione. La maggior parte dei corpi vi furono gettati all’interno senza cerimonie e, spesso, senza la presenza di un membro del clero. Una tradizione della città, allora molto religiosa, voleva che l’essere sepolti lontano dal terreno consacrato della propria chiesa parrocchiale rendeva quelle anime incapaci di raggiungere il cielo. Eternamente distaccata dall’aldilà, la cava sembrò incarnare la manifestazione terrena del purgatorio. Data la presenza di così tanti corpi in quell’unico luogo, cominciarono rapidamente a circolare voci che fosse infestato. Per lungo tempo quel mondo di anime legate alla terra fu evitato ad ogni costo: solo i becchini vi si recavano per aggiungere nuovi corpi, per lo più di poveri o indigenti.
Rinascita di un luogo, nascita di un culto
Fortunatamente attorno alle anime pezzentelle, ossia le anime perdute, si sviluppò il culto spontaneo dell’adozione di un teschio dopo che, nel 1872, don Gaetano Barbati incoraggiò la comunità locale a dare una mano nel portare un po’ d’ordine alle tante ossa ammucchiate. Potrete vedere con i vostri occhi il modo in cui le ossa, dissotterrate e catalogate, furono impilate su rastrelliere di legno, cripte di fortuna e lungo le pareti dei corridoi, creando una macabra esposizione sotterranea dei morti. Da allora, soprattutto le donne anziane locali, si presero la responsabilità di aiutare le anime a raggiungere il cielo, pulendo i teschi e assegnandogli i nomi che apparivano loro in sogno.
Portavano offerte, fiori, allestivano altari e, in cambio della loro cura, iniziarono a pregarli chiedendo favori e desideri, a volte scritti su pezzetti di carta inseriti nelle orbite oculari dei teschi. Come segno di ringraziamento le donne ponevano il teschio in una scatola di legno fatta in casa in cui veniva inciso il nome dell’anima e la data in cui il desiderio era stato esaudito. ll numero effettivo di seguaci del culto non è stato mai noto ma le storie tramandate nel tempo raccontano di “eserciti” di donne anziane che correvano nelle grotte a tutte le ore del giorno e della notte. All’ingresso dell’ossario fu costruita la piccola chiesa di Maria Santissima del Carmine.
Orari e prezzi d’ingresso
Il cimitero è visitabile gratuitamente, da lunedì a domenica, dalle ore 10:00 alle ore 17:00.
La devozione ai teschi esiste ancora oggi: le donne del posto possono ancora essere avvistate mentre si fanno strada, con monete o piccoli doni in mano, attraverso il vicino quartiere Sanità. Seguite le loro orme nel silenzio dell’ossario per esprimere un desiderio o semplicemente meditare sulla vita stessa.