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Certosa di San Martino: cosa vedere e quando visitare le meraviglie del colle di Sant’Erasmo

Il complesso monumentale religioso di San Martino domina Napoli dalla collina del Vomero, in un punto in cui il paesaggio lascia a bocca aperta i visitatori. 

Situata accanto a Castel Sant’Elmo, la certosa conta circa cento sale, due chiese, un cortile, quattro cappelle e tre chiostri, per un complesso che risulta essere tra i più maestosi della città.

Il monastero fu fatto erigere nel 1300, sul colle Sant’Erasmo, dalla famiglia reale dei D’Angiò, e fu dedicato ai monaci certosini, molto amati in Francia. 

I due architetti che per primi lavorarono alla costruzione della certosa furono Tino di Camaino, famoso scultore toscano, e Attanasio Primario, suo allievo. 

La consacrazione del complesso avvenne invece nel 1368, sotto il regno della regina Giovanna D’Angiò

Tuttavia, oggi resta ben poco di questa antica costruzione del 1300, in quanto l’ondata della Controriforma ha rivisitato i canoni estetici e architettonici, portando così a modifiche in termini di modernità e grandiosità la struttura. 

I più grandi lavori di ristrutturazione furono compiuti nel 1600 da Giovanni Antonio Dosio, ed è sempre in questo periodo che gli interni del complesso furono arricchiti dagli affreschi di famosi artisti dell’epoca.

COSA VEDERE 

La chiesa 

La chiesa principale si trova nel cortile d’onore, appena si accede al complesso, esattamente sulla sinistra. 

La facciata che oggi vediamo nasce su quella trecentesca voluta da Carlo d’Angiò, rivisitata poi nel ‘600 da Dosio. 

La chiesa è composta da un’unica navata con otto cappelle laterali e altre sale, tra cui il refettorio. 

Guardando in alto si può ammirare la volta completamente affrescata a cavallo tra il ‘500 e il ‘600 dai migliori artisti italiani dell’epoca. 

Le cappelle, come abbiamo detto, sono otto, quattro per ogni lato, e sono tutte dedicate ai Santi

Le sale raggiungibili dall’interno della chiesa sono:

– la Sacrestia, anch’essa con una volta decorata dal Cavalier d’Arpino;

la Sala del Capitolo, con meravigliosi affreschi sulla volta e sulle pareti;

il Coro dei Conversi, che ospitava i monaci che non recitavano messa ma si occupavano di altri servizi all’interno del complesso;

il Parlatorio, spazio inizialmente adibito all’accoglienza di visite esterne;

il Refettorio, una sala aggiunta nel ‘700 dove i monaci si incontravano durante le feste religiose, interrompendo così il loro isolamento.

I chiostri 

I chiostri visitabili all’interno della certosa sono due: il chiostro dei procuratori, e il chiostro grande.

Entrambi progettati da Dosio, solo il chiostro grande nasce su quello del ‘300 già esistente. 

Nel Chiostro Grande è possibile ammirare le celle dei monaci certosini, disposte tutte intorno, da cui si gode di una meravigliosa vista sul Golfo di Napoli. Panorama di cui godono certamente i visitatori, ma che allietava le giornate anche dei monaci all’epoca. Nel chiostro, inoltre, troviamo anche il cimitero dei Certosini decorato con teschi e ossa. Il Chiostro dei Procuratori è invece contornato da arcate in marmo bianco, con al centro un pozzo decorato. Sulle pareti del chiostro potrete leggere epigrafi storiche, e ammirare sculture e stemmi.

Giardini pensili 

Visibili già dal centro di Napoli, vista la loro maestosità, i giardini pensili della Certosa sono sicuramente il fiore all’occhiello del complesso. 

Restaurati nel 1970, questi giardini si estendono su una superficie di 7 ettari, e furono costruiti nel pieno rispetto della natura e del paesaggio secondo i principi del giardino barocco

Non solo fede: la Certosa di San Martino è un imponente monumento architettonico amato dai turisti e dai napoletani, che spesso si concedono una giornata qui per godere di un panorama unico sulla città. 

Il periodo migliore per visitare il complesso è sicuramente quello primaverile, in cui il sole inizia a scaldare permettendo una passeggiata piacevole nei meravigliosi spazi aperti.

Noi vi consigliamo di non perdere la visita ai giardini pensili e alle vigne della Certosa: Napoli, da lì, non l’avete mai vista!

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