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Basilica e Convento di San Domenico Maggiore di Napoli: storia, curiosità e capolavori

La Basilica di San Domenico Maggiore è uno degli edifici più visitati e maestosi di Napoli. Importante sia per l’aspetto religioso, ma anche per quello artistico e culturale, la Basilica e l’annesso convento vantano una storia alle spalle di ben 800 anni. Sono, per questo, una tappa fondamentale per chi è alla ricerca delle bellezze di questa città.

La storia

La chiesa è stata voluta, per un voto fatto alla Maddalena nel suo periodo di prigionia, da re Carlo II d’Angiò. La sua costruzione è iniziata nel 1283 e si è conclusa nel 1324, mentre la consacrazione a san Domenico è avvenuta nel 1355 da parte di papa Alessandro IV, e una lapide all’ingresso ricorda questo avvenimento. La scelta di renderlo un pantheon dinastico da parte degli Aragonesi, l’ha resa un punto centrale per la storia della città di Napoli. La particolare caratteristica della Basilica è rappresentata dalle tre entrate: due si trovano nella piazza omonima, una chiusa sotto un balcone del 400, l’altra conduce a una scalinata nel lato occidentale. Ma l’ingresso principale consigliato è quello lungo via san Domenico, da cui si può ammirare la maestosità e la bellezza della chiesa nella sua totalità.

Purtroppo negli anni è stata danneggiata da vari terremoti, oltre che dalla seconda guerra mondiale, e per questo la Basilica ha subito vari restauri che però non hanno intaccato la sua unicità.

La chiesa

Dopo vari restauri la chiesa si è allontanata dallo stile gotico iniziale per assumere nell’800 uno stile barocco, con varie decorazioni dorate negli archi e nei capitelli. L’interno è composto da tre navate con sedici cappelle dove si possono ammirare molte opere di grandi artisti, compreso Tiziano. Nella cappella Brancaccio si può ammirare un affresco di Pietro Cavallini risalente ai primi anni del 1300, e la leggenda narra che proprio in una di queste cappelle il Cristo parlò a San Tommaso d’Aquino. Nella sagrestia sono contenuti quasi cinquanta feretri contenenti le spoglie dei Re Aragonesi e di altri personaggi di spicco della storia napoletana. Si può inoltre ammirare la copia della Flagellazione del Caravaggio realizzata da Andrea Vaccaro, poiché l’originale da alcuni anni è custodito nel museo di Capodimonte.

La costruzione dell’obelisco, invece, è iniziata nel 1556 a seguito della fine della pestilenza che vide morire due terzi della popolazione di Napoli. È stato terminato sotto la guida di Vaccaro nel 1737, e assume una forma particolare, slanciata, quasi piramidale, ed è ornato da statue, marmi e bassorilievi.

L’ingresso alla chiesa è gratuito, ma meglio consultare prima gli orari di apertura per essere sicuri di trovarla aperta.

Il Convento

Costruito nel 1200, il convento è stato completamente restaurato nel 2012, creando, insieme alla chiesa, un complesso unico e importante. Si sviluppa su tre piani, e si possono ammirare la sala del refettorio, la biblioteca e la sala del capitolo, oltre alle celle dei domenicani e a quella di San Tommaso d’Aquino. Le porte delle celle sono state decorate da Domenico Viola con dipinti murali che rappresentano la vita del famoso santo, dottore della Chiesa. Una parte del convento è ancora oggi abitata dai frati, mentre un’altra è sede di un liceo. La sala del capitolo, invece, è proprietà del Comune di Napoli. Si organizzano le visite, anche notturne, per scoprire le curiosità di questi posti suggestivi e ricchi di storia, che hanno visto il passaggio di nomi illustri come Giordano Bruno e Giovanni Pontano. Una leggenda racconta che la famosa donna Monna Lisa, la Gioconda che ispirò Leonardo da Vinci, venne sepolta proprio qui, ma ancora le prove non sono state rilevate.

Il DOMA

Il Museo dell’Opera di San Domenico Maggiore è nato dall’ordine dei Frati Domenicani e propone, a prezzi contenuti, due percorsi differenti alla scoperta di quasi mille anni di storia. Una visita guidata consente di esplorare le tombe aragonesi e la sala degli Arredi Sacri, la quale custodisce opere del Salvator Mundi della scuola di Leonardo da Vinci. Spicca inoltre il Cristo Benedicente, opera attribuita a Girolamo Alibrandi, anch’egli allievo di Leonardo, portata a Napoli nel XVI secolo. Inevitabile anche la visita alla cella di San Tommaso d’Aquino, in cui soggiornò nei suoi ultimi anni di vita, dove è possibile ammirare i tanti oggetti che ricordano il suo passaggio.

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