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Storia e curiosità dell’Abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi

Chiamata anche la cittadella monastica del santissimo Salvatore, l’abbazia del Goleto si trova in una zona disabitata in provincia di Avellino, più precisamente a Sant’Angelo dei Lombardi. Si tratta di un complesso abbastanza grande composto da ruderi ricchi di storia che affascinano e attirano molti turisti che giungono fin qui anche solo per trovare un luogo di silenzio e pace.

La storia dell’abbazia

L’Abbazia del Goleto sorge nel 1133 grazie a Guglielmo da Vercelli, a cui era stato donato un terreno, e in origine doveva ospitare, in luoghi separati, sia monaci che monache, per la loro vita ritirata nella semplicità e diventare così un simbolo di spiritualità.

Il tutto veniva gestito dalla badessa, e piano piano si introdusse l’idea di edificare ed ampliare sempre di più il complesso con nuove costruzioni per attrarre sempre più ricchezze.

La prima opera realizzata è stata la torre nel 1152 in stile romanico, in origine formata da due piani,di cui oggi ne resta solo uno.  La sua costruzione serviva soprattutto a scopo difensivo, vista la posizione isolata del monastero.

Per secoli si continua ad ampliare il complesso finché papa Giulio II, nel 1506, decise di accorpare il complesso a Montevergine. Solo grazie al padre benedettino Lucio Maria De Marino, trasferitosi al Goleto nel 1973, iniziarono a compiersi opere di sensibilizzazione e di restauro per riportare in vita il monastero che con gli anni andava sempre più in rovina.

Oggi abitano questo luogo solo monaci, e non più monache, uniti nella comunità dei Piccoli Fratelli di Gesù che vivono, pregano e tramandano la storia dell’abbazia del Goleto.

I ruderi che il tempo ci ha lasciato

Al centro del complesso si trova, sempre in stile romanico, la Cappella, chiamata anche Atrio inferiore: si tratta di un luogo funerario del 1200 composto da due navate, in cui si può ammirare la scultura di una matrona dell’epoca augustea. Questa cappella custodì le spoglie di San Guglielmo, suo fondatore, fino al 1800, anno in cui vennero trasferite a Montevergine.

All’ingresso si trovano due colonne monolitiche sormontate da capitelli bassi, mentre nella parte più interna si possono notare le volte a crociera poggiate sulle colonne. L’area sepolcrale è costituita da pietra rossa, originaria del posto, e all’estremità si trova la porta che conduce alla chiesa del Salvatore.

Le cinque porte della cappella portano a luoghi differenti, infatti qui i monaci di solito raggruppavano le persone per poi smistarle nei vari ambienti del monastero.

I luoghi del monastero

Tra gli ambienti del monastero troviamo il piccolo cimitero delle monache, formato da sedute con un foro collocato in centro che custodiva un recipiente al suo interno. I corpi delle defunte, una volta decomposti, confluivano verso questo foro fino a dentro il recipiente, che diventava il simbolo dell’anima che lascia con difficoltà il corpo che la rinchiude.

La chiesa superiore è stata costruita per custodire le reliquie di San Luca, ben 50 anni dopo quella inferiore. È un ambiente unico e originale con una facciata con un arco a sesto acuto che contiene una croce, e sotto si trova un rosone a sei petali che raffigura il Sigillo di Salomone. L’interno è a pianta quadrata e si trovano due navate, con due altari che catturano subito l’attenzione: entrambi scolpiti nel marmo, il maggiore custodisce l’urna del santo, mentre il minore è formato da quattro colonnine ad angolo con una lastra appoggiata sopra.

All’esterno molto suggestiva è la scala in pietra con un corrimano a forma di serpente, che può simboleggiare sia quello di Adamo ed Eva biblico che l’animale della conoscenza nell’esoterismo. Tutto il complesso è caratterizzato da questo gioco suggestivo di doppi significati simbolici.

La chiesa del Vaccaro, purtroppo molto danneggiata, venne costruita al posto di quella di S. Salvatore negli anni tra il 1735 e il 1745. Si sono salvati solo la scala d’ingresso e un restauro ha riportato alla luce un pavimento con una rosa centrale ad otto petali.

Quando e come visitare l’abbazia

Grazie alle opere di restauro, l’Abbazia è quasi totalmente aperta al pubblico, con accesso libero, anche di notte.

In estate le cerimonie vengono effettuate all’aperto sotto il cielo stellato.

Le messe sono alle ore 6:45 e alle ore 18 dal lunedì al venerdì, e alle 7 e alle 18 nei giorni festivi.

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